venerdì 15 luglio 2016

Docenti di religione penalizzati dalla Buona Scuola. Bloccare questo processo di marginalizzazione. La questione sottoposta al Ministro dell’Istruzione.



La Legge sulla “Buona Scuola” ha danneggiato la categoria dei docenti con maggiori penalizzazioni per gli insegnati di religione determinando una grave differenziazione tra docenti di ruolo e docenti con contratto a tempo determinato ( nonostante per gli insegnanti di religione il vigente contratto preveda la sostanziale automatica conferma della nomina di anno in anno). 

Per ragioni ho sottoposto la problematica al Ministro dell’istruzione al fine di trovare le giuste soluzione e dare idonee risposte ai docenti di religione vista la loro importante funzione pedagogica e culturale e per la fondamentale finalità educativa nel quadro dell’ azione scolastica.  La legge sulla Buona Scuola, infatti, non ha dato     risposte definitive ed esaurienti trascurando, di fatto, le problematiche  relative ai docenti di religione cattolica che da anni sono presenti nel nostro ordinamento; tra queste, ad esempio l’inserimento, dei suddetti nell’organico funzionale, la condizione di precariato  senza che ci siano prospettive di stabilità, nuovi concorsi,  mancate intese tra Miur e Cei. Tutte questione per le quali   il Ministero deve offrire delle soluzioni adeguate prevedendo, anche per loro, l’ inclusione all’ interno dell’autonomia scolastica. Allo stesso modo appare utile bandire entro il 2017 un nuovo concorso per l’ immissione in ruolo degli insegnati di religione precari e ripristinare la possibilità per gli stessi di svolgere l’incarico di vicario. Risulta importante, inoltre, prevedere una classe di concorso per gli insegnanti di religione cattolica ed una valutazione numerica degli stessi secondo le modalità previste per gli altri insegnamenti. In ultimo è opportuno e necessario da risposte adeguate a coloro i quali  hanno svolto la propria attività come docenti  precari, superando contrattualmente la durata complessiva di trentasei mesi, anche non continuativi. In particolare, è utile ricordare come la normativa europea preveda l’ obbligo di stabilizzazione per i suddetti docenti e come numerose sentenze emesse dal giudice italiano abbiano dato ragione ai ricorrenti.
L’invito al Ministro è stato quello di intervenire immediatamente e bloccare il  processo in atto  di marginalizzazione di questo insegnamento a fronte delle accresciute competenze acquisite dagli insegnanti che lo impartiscono.

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