Apprezzo molto quanti si continuano a 'spendere' perché l’aeroporto di Comiso apra e quanti lo stanno facendo anche a costo della propria salute, dimostrando di voler ottenere il risultato con tutte le proprie forze. Ed apprezzo anche quelle istituzioni che, seriamente, stanno lavorando perché il nostro scalo apra. Purtroppo, però, di fronte ai ‘sordi’ e continui silenzi di questo Governo che, con un atteggiamento dilatorio ed attendista, deve ancora prendere una posizione sull'argomento, non possiamo fare altro che alzare la nostra protesta ma dobbiamo anche e sopratutto cercare una proposta alternativapercorribile e possibile.
Lo dobbiamo fare per rispetto della gente iblea e di una terra che attende risposte da questa classe dirigente. Io non voglio entrare nel merito degli errori commessi in passato nè esprimere giudizi ma resto della convinzione che bisogna cambiare rotta e far sentire forte la nostra voce affinché questo aeroporto apra. Oggi siamo fermi e persi tra un tavolo tecnico ed un altro per firmare una convenzione con Enav ostacolata da un problema di fondo: Chi pagherà i servizi di assistenza al volo dopo i primi due anni quando si esaurirà il contributo messo a disposizione dalla regione?
Bene, credo che tutti abbiamo capito che lo stato non ci sente e continuare ad urlare non serve a nulla se non a far capire all'opinione pubblica che il problema è irrisolvibile. Allora, torno a ribadire che è necessario che l'assemblea dei soci della SoACo rivolga la sua attenzione ai capitali privati, che si punti su risorse possibili che vengano appunto da imprenditori, italiani o stranieri, che hanno voglia di investire le proprie risorse in questo scalo ‘nodale’ per l’area del Mediterraneo.
Bene, credo che tutti abbiamo capito che lo stato non ci sente e continuare ad urlare non serve a nulla se non a far capire all'opinione pubblica che il problema è irrisolvibile. Allora, torno a ribadire che è necessario che l'assemblea dei soci della SoACo rivolga la sua attenzione ai capitali privati, che si punti su risorse possibili che vengano appunto da imprenditori, italiani o stranieri, che hanno voglia di investire le proprie risorse in questo scalo ‘nodale’ per l’area del Mediterraneo.