“Che vi devo dire se non tutta la mia soddisfazione per come gli
elettori si sono espressi, in questa piccola provincia, verso il Popolo
della Libertà, per i 66.000 voti alla Camera dei Deputati (oltre il
43%); numeri che sono anche onere e onore per chi, come me,
rappresenterà questo territorio a Montecitorio e dai banchi della
maggioranza”. Nino Minardo mantiene un invidiabile aplomb di fronte al
taccuino ed alla penna del giornalista ed a chi gli chiede cosa provi
adesso che è diventato onorevole. Non finge; è fatto così, uno vero. Uno
che, a trent’anni, capisce cos’è la grande chance che la vita gli para
innanzi e ne aggredisce il significato senza assecondare esaltazioni
facili né cadere in atteggiamenti troppo seri; semplicemente consapevole
di ciò che è. Nino Minardo è il nome nuovo della politica siciliana. Lo
ha voluto il Popolo della Libertà come sintesi di un lembo di una
terra, la Sicilia ed il Sudest, che è il nuovo mondo dell’Isola. Ma il
Popolo della Libertà lo ha scelto anche per i suoi 30 anni, mente fresca
e vivace da spendere per il Paese che vuole rialzarsi. “E’ un onere che
ricevo ben volentieri – dice commentando la sua elezione - conscio
dello straordinario consenso della mia gente verso il Popolo della
Libertà. So che sono tante le risposte che dobbiamo al Paese ma abbiamo
uomini, idee e progetti per poterle dare. E con il presidente Silvio
Berlusconi, cominciamo un percorso che tirerà fuori l’Italia dal pantano
di due anni di malgoverno, punito nelle urne dagli Italiani, che hanno
invece premiato la voglia di parlar chiaro e semplice del Popolo della
Libertà, il coraggio delle scelte, i segnali di vera rigenerazione della
politica, che sono arrivati dal mio partito”. Ma ci pensi al 29 aprile ?
“Ci penso, ci penso ma non me lo immagino; o meglio, preferisco non
immaginarmi nulla, per godere di quel giorno così come verrà, come il
momento più bello che corona una passione che ho avuto da sempre: la
politica”.
Eh si, perché c’è chi da piccolo vuole fare l’astronauta, chi
il calciatore e chi, magari, lo scienziato. Nino Minardo no; lui ha
sempre avuto il pallino della politica, una passione che è cresciuta
insieme a lui e che ha provato per la prima volta in quell’esperienza di
rappresentanza universitaria che ricorda in ogni occasione ed in ogni
intervista (“una palestra di agone e di vita”, dice). Una passione che
poi, attraverso istituzioni, elezioni, ruoli di grande profilo, è
arrivata adesso a quel seggio di Montecitorio dove siederà. “Quando mi
hanno chiesto a chi dedicavo questo risultato, ho detto convinto una
sola cosa: la mia famiglia”. Lo ripete con il groppo alla gola di chi
ama i propri cari, di chi riconosce loro il merito di una bella
educazione e del suo stare bene con gli altri. Lo fa con malcelato
orgoglio. Una bella mescolanza di sentimenti veri. Onorevole Minardo, ti
sei svegliato dal sogno o ancora no ? “Sai – dice – chi vuol fare
questo mestiere, sa perfettamente che si deve sognare il giusto senza,
però, indulgere oltre. Insomma, sognare fa bene ma fa meglio agire,
muoversi, sentire, capire. Capire, ad esempio, quali sono i reali
bisogni di chi da te vuole risposte. Ecco perché quando ho visto quei
sette, semplici ma straordinariamente concreti punti del programma del
Popolo della Libertà, ho sentito accendersi in me l’entusiasmo di
esserci. Perché ho capito che la ricetta era semplice ma gustosissima a
patto, naturalmente, di avere i cuochi che la cucinassero nel modo
giusto. E Berlusconi, della ricetta che ridarà forza all’Italia, sarà il
grande chef”. E guardandoti indietro ? “Vedo il percorso che ho fatto,
che è diventato sempre più rilevante e gratificante, che cresce di
importanza e di responsabilità”. Ti regalo una bacchetta magica. Hai la
possibilità di risolvere subito un male di questa Italia; fallo ! “No,
sarebbe troppo banale e troppo semplice. Qui non ci vogliono bacchette
magiche; qui ci dobbiamo sbracciare, dobbiamo ripartire da quei ragazzi
che, come ha detto una recente ricerca di ANCI Giovani, vogliono esserci
in politica e da chi ha forza ed energia. Altro che bacchetta magica.
Olio di gomito (figurato ma necessario) e tanta buona volontà. Tiriamo
su l’Italia e poi possiamo tornare a sognare”. Buon lavoro!
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