venerdì 18 aprile 2008

ANTICIPAZIONE DELL'INTERVISTA RILASCIATA DALL'ONOREVOLE NINO MINARDO AL PERIODICO DODICI IN EDICOLA LA PROSSIMA SETTIMANA

“Che vi devo dire se non tutta la mia soddisfazione per come gli elettori si sono espressi, in questa piccola provincia, verso il Popolo della Libertà, per i 66.000 voti alla Camera dei Deputati (oltre il 43%); numeri che sono anche onere e onore per chi, come me, rappresenterà questo territorio a Montecitorio e dai banchi della maggioranza”. Nino Minardo mantiene un invidiabile aplomb di fronte al taccuino ed alla penna del giornalista ed a chi gli chiede cosa provi adesso che è diventato onorevole. Non finge; è fatto così, uno vero. Uno che, a trent’anni, capisce cos’è la grande chance che la vita gli para innanzi e ne aggredisce il significato senza assecondare esaltazioni facili né cadere in atteggiamenti troppo seri; semplicemente consapevole di ciò che è. Nino Minardo è il nome nuovo della politica siciliana. Lo ha voluto il Popolo della Libertà come sintesi di un lembo di una terra, la Sicilia ed il Sudest, che è il nuovo mondo dell’Isola. Ma il Popolo della Libertà lo ha scelto anche per i suoi 30 anni, mente fresca e vivace da spendere per il Paese che vuole rialzarsi. “E’ un onere che ricevo ben volentieri – dice commentando la sua elezione - conscio dello straordinario consenso della mia gente verso il Popolo della Libertà. So che sono tante le risposte che dobbiamo al Paese ma abbiamo uomini, idee e progetti per poterle dare. E con il presidente Silvio Berlusconi, cominciamo un percorso che tirerà fuori l’Italia dal pantano di due anni di malgoverno, punito nelle urne dagli Italiani, che hanno invece premiato la voglia di parlar chiaro e semplice del Popolo della Libertà, il coraggio delle scelte, i segnali di vera rigenerazione della politica, che sono arrivati dal mio partito”. Ma ci pensi al 29 aprile ? “Ci penso, ci penso ma non me lo immagino; o meglio, preferisco non immaginarmi nulla, per godere di quel giorno così come verrà, come il momento più bello che corona una passione che ho avuto da sempre: la politica”.
Eh si, perché c’è chi da piccolo vuole fare l’astronauta, chi il calciatore e chi, magari, lo scienziato. Nino Minardo no; lui ha sempre avuto il pallino della politica, una passione che è cresciuta insieme a lui e che ha provato per la prima volta in quell’esperienza di rappresentanza universitaria che ricorda in ogni occasione ed in ogni intervista (“una palestra di agone e di vita”, dice). Una passione che poi, attraverso istituzioni, elezioni, ruoli di grande profilo, è arrivata adesso a quel seggio di Montecitorio dove siederà. “Quando mi hanno chiesto a chi dedicavo questo risultato, ho detto convinto una sola cosa: la mia famiglia”. Lo ripete con il groppo alla gola di chi ama i propri cari, di chi riconosce loro il merito di una bella educazione e del suo stare bene con gli altri. Lo fa con malcelato orgoglio. Una bella mescolanza di sentimenti veri. Onorevole Minardo, ti sei svegliato dal sogno o ancora no ? “Sai – dice – chi vuol fare questo mestiere, sa perfettamente che si deve sognare il giusto senza, però, indulgere oltre. Insomma, sognare fa bene ma fa meglio agire, muoversi, sentire, capire. Capire, ad esempio, quali sono i reali bisogni di chi da te vuole risposte. Ecco perché quando ho visto quei sette, semplici ma straordinariamente concreti punti del programma del Popolo della Libertà, ho sentito accendersi in me l’entusiasmo di esserci. Perché ho capito che la ricetta era semplice ma gustosissima a patto, naturalmente, di avere i cuochi che la cucinassero nel modo giusto. E Berlusconi, della ricetta che ridarà forza all’Italia, sarà il grande chef”. E guardandoti indietro ? “Vedo il percorso che ho fatto, che è diventato sempre più rilevante e gratificante, che cresce di importanza e di responsabilità”. Ti regalo una bacchetta magica. Hai la possibilità di risolvere subito un male di questa Italia; fallo ! “No, sarebbe troppo banale e troppo semplice. Qui non ci vogliono bacchette magiche; qui ci dobbiamo sbracciare, dobbiamo ripartire da quei ragazzi che, come ha detto una recente ricerca di ANCI Giovani, vogliono esserci in politica e da chi ha forza ed energia. Altro che bacchetta magica. Olio di gomito (figurato ma necessario) e tanta buona volontà. Tiriamo su l’Italia e poi possiamo tornare a sognare”. Buon lavoro!

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