martedì 27 settembre 2016

Incontro a Roma per le criticità strutturali al Tribunale di Ragusa; la soluzione più logica è l'immediato utilizzo dell'ex Tribunale di Modica.



Fissato per la prossima settimana un incontro al Ministero della Giustizia per discutere della opportunità di utilizzare i locali dell'ex Tribunale di Modica a seguito delle criticità strutturali dell'immobile che ospita attualmente il Tribunale di Ragusa. 

Mi sono confrontato in questi giorni con diverse associazioni e comitati che hanno a più riprese sollecitato il problema ed interessato le autorità competenti. Mi hanno fornito diversi elementi che certificano come l'immobile del Tribunale di Ragusa abbia bisogno di urgenti interventi di carattere strutturale legati sia all'aspetto sismico che della sicurezza nel lavoro, come peraltro hanno evidenziato lo stesso Presidente del Tribunale ed il Procuratore della Repubblica già nel 2013 al ministero, al prefetto e al sindaco di Ragusa. Perché allora non si pensa subito alla soluzione alternativa più logica ed immediata?  Che senso avrebbe andare a cercare altri locali per un eventuale trasferimento momentaneo, spendendo risorse pubbliche ed anche ingenti per adattarli ad un Palazzo di Giustizia che sia degno di questo nome? 
Si parla tanto di spending review e, per essa, è stato chiuso il Tribunale di Modica; spostare, a questo punto, gli uffici giudiziari a Modica, nella struttura di via Aldo Moro, nell’attesa che i lavori di manutenzione ordinaria e straordinaria siano espletati nella sede di Ragusa, vuol dire utilizzare un immobile nuovo, antisismico, inaugurato nel 2004, nato per questa funzione quindi pronto “chiavi in mano”. La struttura di Modica, è sede ideale, e già pronta, per cui non trova ragion d'essere l'ipotesi di cercare altri locali per poi adeguarli facendo un inutile utilizzo di denaro pubblico. L’incontro a Roma servirà dunque a sollecitare ogni utile iniziativa finalizzata alla prevenzione e alla sicurezza di un importante istituzione in cui ogni giorno si trovano ad operare centinaia di persone.

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