La chiusura degli scali merci di Ragusa e Comiso annunciata dalla
Divisione Cargo di Trenitalia, pone la necessità di una seria
riflessione sul futuro della ferrovia in questa provincia. E’ chiaro che
la classe politica deve interrogarsi sul perchè non sia riuscita in
tutto il tempo che ha avuto a disposizione, a fare qualcosa di concreto
per salvare i due scali merci. Adesso, però, dobbiamo fare qualcosa,
prima che altro personale del settore sia trasferito altrove così come
succederà per quello già dirottato a Gela. Capisco l’amarezza e la
delusione dei ferrovieri e capisco la loro rabbia. Peraltro, il
trasporto merci nel settore lapideo, ad esempio, aveva nel treno
un’ottima opportunità per gli imprenditori, sia per i costi contenuti
che per la capacità di raggiungere tutti i luoghi della domanda.
In ogni caso, è il momento di rivedere più globalmente il futuro della ferrovia iblea. L’esperimento del “Treno Barocco”, ad esempio, è stata un’ottima idea alla sua origine, non supportata, però nel suo percorso, per come si doveva. Inutile dire di chi sia stata la colpa; certamente quell’idea dobbiamo riprenderla subito, rimodularla, darle forza e fare in modo che riparta e continui. Piangere sul latte versato, dare la caccia all’untore, promettere in modo vuoto, non fa parte della politica nuova che vogliamo fare. Penso che l’unica strada che c’è perché ci sia ancora un ferrovia in provincia di Ragusa, è abbinare la sua presenza al turismo.
Ma c’è anche bisogno di insegnare alle nostre nuove generazioni l’esistenza del treno, proprio per evitare che sia sconosciuto così come è adesso. Ho intenzione di proporre ai capi d’istituto di tutte le scuole dell’obbligo della provincia, di utilizzare il treno nelle gite di istruzione sul territorio dei loro alunni. Abituare le nuove generazioni a conoscere questo mezzo di trasporto, può essere un modo per ridare vigore al settore.
E’ solo un
esempio ma credo che una politica seria non possa oggi mettersi a
cercare solo i capri espiatori di una sconfitta che è di tutti, né
pensare di scaricare responsabilità che sono di ognuno, né tanto meno
continuare a promettere, con l’unica conseguenza di prendere in giro chi
ha già i suoi bravi problemi. Guardare avanti con queste come con altre
proposte è quello che farò a partire da adesso perché, nonostante il
difficile presente, ci sia comunque un futuro della ferrovia iblea.
In ogni caso, è il momento di rivedere più globalmente il futuro della ferrovia iblea. L’esperimento del “Treno Barocco”, ad esempio, è stata un’ottima idea alla sua origine, non supportata, però nel suo percorso, per come si doveva. Inutile dire di chi sia stata la colpa; certamente quell’idea dobbiamo riprenderla subito, rimodularla, darle forza e fare in modo che riparta e continui. Piangere sul latte versato, dare la caccia all’untore, promettere in modo vuoto, non fa parte della politica nuova che vogliamo fare. Penso che l’unica strada che c’è perché ci sia ancora un ferrovia in provincia di Ragusa, è abbinare la sua presenza al turismo.
Ma c’è anche bisogno di insegnare alle nostre nuove generazioni l’esistenza del treno, proprio per evitare che sia sconosciuto così come è adesso. Ho intenzione di proporre ai capi d’istituto di tutte le scuole dell’obbligo della provincia, di utilizzare il treno nelle gite di istruzione sul territorio dei loro alunni. Abituare le nuove generazioni a conoscere questo mezzo di trasporto, può essere un modo per ridare vigore al settore.
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