venerdì 13 febbraio 2015

Abolizione province e istituzione liberi consorzi che da nove passano a sei. Un ulteriore tentativo di isolare la provincia di Ragusa in nome di scelte continuamente sbagliate

Il nuovo testo di riforma delle ex province e di istituzione dei Liberi consorzi dei comuni rappresenta l’ennesima puntata di una telenovela dalla peggio sceneggiatura che ha avuto un inizio che avrebbe dovuto segnare la rivoluzione in Sicilia ma che, col passare del tempo, non ha portato a nulla di concreto ma solo annunci, proclami, commissariamenti e passi indietro.

E’ questa la mia constatazione dei fatti in merito al lento e confuso cammino del nuovo testo di riforma delle ex province approdato in commissione affari istituzionali all’ars, peraltro cambiato rispetto al precedente per non cambiare nulla o forse per peggiore ulteriormente le cose!
E’ l’ennesimo sgarbo della Regione nei confronti delle province come quella di Ragusa e dei territori più piccoli che saranno ancor più isolati ed emarginati. Sei liberi consorzi e non più nove, come precedentemente previsto, più tre grandi aree metropolitane. Questo cambiamento  non è solo una marcia indietro ma apre la strada dell’impoverimento economico e sociale di quei comuni che avevano o volevano scegliere di cambiare consorzio per la migliore gestione dei loro territori in termini di servizi resi ai cittadini. Dov’è il modello Sicilia e soprattutto a cosa è servita la tanto conclamata “rivoluzione Crocetta” se non a tornare indietro, a commissariare gli enti e a nominare i “commissari dei commissari”?  Una riforma che sarà ricordata solo per le proroghe e per la girandola dei commissari e non certamente per risolvere i problemi di inefficienza, gli eccessi di spesa e di burocrazia che affliggono il sistema istituzionale. Alla luce di quello a cui abbiamo assistito in questi mesi  è oggi assolutamente fondato il rischio che alla scadenza dei commissari avremo un’ulteriore proroga per continuare a perdere altro tempo prezioso per una riforma che avrebbe dovuto rappresentare il “modello Sicilia” ma la Sicilia non può essere modello se non si pensa veramente ai siciliani. Perché non si impiega tempo e non si sfruttano risorse ed energie per cose importanti e vitali, mi riferisco alla sanità; quale modello è la Sicilia se per malasanità muore una neonata perché mancano i posti in ospedale…..qualsiasi altro commento sarebbe inopportuno vista la tragedia consumatasi in queste ore!

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